Pazienti, camici bianchi, caregiver. Il rapporto sfaccettato che si intreccia tra questi tre protagonisti della scena medica viene da tempo illustrato e narrato, con tocco sensibile e profondo, anche dalla Nona Arte. Sì, parliamo del Fumetto (battezzato, per la cronaca, con quell’appellativo in virtù di una classificazione storica delle arti che lo ha elevato al rango di forma espressiva autonoma e completa).
La pagina disegnata e “parlante” ha saputo ritagliarsi uno spazio speciale nel resoconto di temi profondi e complessi. Già: il fumetto non è solo intrattenimento. È un veicolo potentissimo di suggestioni e riflessioni, che sanno toccare corde recondite dell’animo umano. E quando si tratta di affrontare il delicato intrico tra salute, malattia e vissuto del paziente, si dimostra un medium straordinario. Un linguaggio unico che parla a tutti.
Con la sua sintesi perfetta tra immagini e parole, vanta una sorprendente facoltà di esporre storie medico-scientifiche in modo universale, con i disegni che forgiano visivamente emozioni immediate e i balloon che integrano e approfondiscono il messaggio.
Questo linguaggio ibrido riesce a rendere accessibili anche i temi più multiformi, che a volte sfuggono alla sola narrazione scritta o parlata. Così, quando si confronta con la Salute, il fumetto non soltanto riesce a declinarne gli aspetti strettamente tecnici, ma sa pure entrare nella pelle degli attori in gioco, mostrandone senza veli il dolore, la speranza, la resilienza, i dubbi, le paure. È qui che il fumetto si trasforma in una lente emotiva impagabile, capace di amplificare la connessione empatica dei lettori.
Spiegare che cosa significhi convivere con una malattia cronica, affrontare una diagnosi difficile, gestire l’incertezza del domani… Attraverso i suoi segni, quest’arte dà forma a tali esperienze, rendendole tangibili e intelligibili anche a chi non le ha mai vissute in prima persona. Ci avvicina, insomma, al prossimo. Ci fa sentire con lui. Per chi si sente invisibile, queste pagine rappresentano un grido di presenza: «Io ci sono. E la mia storia conta!».
Ma non è soltanto cronaca della malattia: c’è pure l’esaltazione delle piccole vittorie quotidiane e delle cruciali relazioni umane che si dipanano attorno al paziente.
In una potente sintesi: oggi più che mai, la Nona Arte sa essere un alleato prezioso nel comunicare la complessità della salute e della malattia. Uno strumento educativo e commovente. Informativo e trasformativo.
Ne è perfettamente consapevole il professor Stefano Ratti. Professore ordinario di Anatomia Umana all’Università di Bologna, è al timone, con Veronica Moretti, professoressa associata in Sociologia, di una palpitante realtà chiamata Graphic Medicine Italia. «È un associazione culturale», racconta Ratti, «fondata due anni e mezzo fa, nata da un piccolo gruppo di ricercatori e storyteller con l’obiettivo di diffondere il fumetto come strumento di comunicazione medico-sanitaria. Nel novembre 2023, il riconoscimento ufficiale nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore ha segnato un passo cruciale, consentendo l’apertura a nuovi soci e la realizzazione della prima riunione allargata nel maggio del 2024».
La Graphic Medicine è una sorta di spin-off di quel movimento denominato Medicina Narrativa, un approccio alla cura che impiega le storie personali dei pazienti per decifrare al meglio la loro condizione di malattia e ottimizzare il rapporto tra medico e malato. «Tutto ciò aiuta medici, infermieri, operatori sociali e terapisti a migliorare l’efficacia della cura». Parole della professoressa Rita Charon, della Columbia University di New York, la fondatrice della Medicina Narrativa. La pratica clinica edificata sulla narrazione nasce per sollecitare una più spiccata e “sentita” centralità del paziente nei percorsi di assistenza e cura, per riconoscergli finalmente un ruolo dominante nel film della sua vita, per affermarne il sacrosanto diritto di sapere tutto della patologia di cui soffre (e delle scelte terapeutiche a disposizione), e per ribadire un’autonomia decisionale nel più o meno lungo cammino verso la guarigione.
Ebbene, in questo contesto, il fumetto diventa un linguaggio parallelo per parlare di Salute.
Fino a qualche decennio fa, gli argomenti medicali erano quasi inesistenti nel mondo delle “nuvolette parlanti”: tra i Settanta e i primi anni 2000, opere di questa natura si potevano contare sulle dita di una mano. Ma verso la fine dei Novanta, qualcosa è cambiato: il genere ha iniziato a prendere piede e oggi può contare su una diversificata e stimolante bibliografia. Scopritelo voi stessi cliccando qui: https://graphicmedicineitalia.org/pagine/news.
«La definizione di graphic medicine e il relativo sito web, Graphicmedicine.org, sono scaturiti nel 2007 grazie all’intuizione del dottor Ian Williams, medico, fumettista e autore di graphic novel come The Bad Doctor e The Lady Doctor», spiega il professor Ratti. «Con il tempo, a questo progetto iniziale si sono affiliati autori e ricercatori provenienti da svariati Paesi. Tutti insieme appassionatamente per istituire nel 2019 il Graphic Medicine International Collective, un gruppo interdisciplinare di addetti ai lavori, saldamente uniti dalla passione per questa espressione artistica e oggi attivi dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, dal Canada alla Spagna, dal Giappone all’Italia». Testimonianza autorevole di una creatività tracimante, che valica i confini geografici e disciplinari e che non solo celebra il fumetto come arte, ma lo promuove a strumento di connessione umana ed esplorazione emotiva.
L’associazione Graphic Medicine Italia sta crescendo. E nutre una grande ambizione: sollecitare in tutto il Paese una rinnovata visione della cura e della cultura medicale attraverso il fumetto. È un invito a oltrepassare i limiti del linguaggio scritto, sfruttando la simultanea potenza delle immagini per tracciare percorsi inediti che aiutino a comprendere e affrontare la complessità dell’esperienza umana dinanzi alla malattia e alle dinamiche della Medicina. Un percorso che mira a unire scienza e fantasia, ragione e sentimento, e che trasforma il fumetto in una finestra aperta sul vissuto umano. Perché, in fondo, ogni parola disegnata ha il potere di connetterci, e di ricordarci che la cura non riguarda soltanto il corpo, ma anche l’anima. Graphic Medicine Italia è allora qui per indicarci che, attraverso la Nona Arte, è possibile sondare queste strade alternative (ma complementari) per narrare e capire il nostro viaggio nella vita. E in quella dimensione poliedrica che definiamo Salute.

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