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La mirabolante avventura dell’anatomia umana

Immagine del redattore: Edoardo RosatiEdoardo Rosati

Ci sono argomenti su cui si crede di aver già scritto tutto quello che c’era da dire. Di aver esaurito ogni possibile approfondimento, come se fossero stati “strizzati” al punto da non poter più offrire nulla di nuovo. Per esempio l’anatomia umana, ovvero la disciplina che scandaglia la struttura del nostro corpo. Viene spesso considerata un campo del sapere consolidato, “chiuso”. Fossilizzato, quasi. Un terreno mappato a piene mani e incapace ormai di offrire originali paradigmi. 

Ma questa percezione non potrebbe essere più lontana dalla realtà.


L’anatomia continua a essere un tema di straordinaria attualità e rilevanza, che permea diversi aspetti della modernità. E che stimola inedite riflessioni. Ebbene, è stata proprio questa considerazione il motore che ha spinto il sottoscritto e il caro amico di lunga data Gian Battista Ricci, psicoanalista e maestro sublime del disegno anatomico, uno dei più insigni rappresentanti di quest’arte in Italia, a sfornare il libro La mirabolante avventura dell’anatomia umana (Edizioni Dedalo).


L’impatto sulla cultura pop è innegabile. Una longeva serie Tv come CSI - Scena del crimine ha traghettato la medicina forense e l’anatomia nelle case di milioni di spettatori, rendendo le autopsie un elemento primario di intriganti trame che mescolano scienza e suspense. L’anatomia, da sempre confinata nelle aule di medicina, è diventata così un palcoscenico televisivo dove i misteri della morte vengono decifrati per dipanare le scomode verità dei vivi, catturando così l’immaginazione del pubblico planetario.


Allo stesso modo, la potente filmografia del cineasta canadese David Cronenberg ci spinge a confrontarci, proprio attraverso l’utilizzo magistrale del body horror e delle metamorfosi organiche, con le ansie più profonde della società contemporanea e le paure legate alla perdita dell’identità personale.


E che dire dell’acume visionario di Leonardo da Vinci nell’osservare e rappresentare il corpo umano? Tuttora ispira gli studiosi, dimostrando che l’analisi dell’anatomia, lungi dall’essere statica, ha il potere di trascendere il tempo e di legare passato e presente in un continuo dialogo di scoperta e comprensione di noi stessi.


La recente normativa italiana sulla donazione dei corpi per finalità didattiche (la legge n. 10 del 10 febbraio 2020) è l’ulteriore prova della centralità odierna dell’anatomia nella formazione medica. E gli esempi di tale perenne interesse non si fermano qui. Si pensi alla portata delle nuove tecnologie: la realtà virtuale e aumentata hanno rivoluzionato l’apprendimento, consentendo agli studenti di visionare le architetture corporee in modi prima inimmaginabili.


Nel campo dell’arte, poi, figure ─ per citare due esempi ─ come Patricia Piccinini, con le sue ibride creature iperrealiste, o il pittore Piero Leddi, stregato dalla sistematica e approfondita raffigurazione del corpo, sono testimonianze della persistente fascinazione che l’anatomia esercita sulla creatività individuale.


No: la branca della biologia che studia la costituzione dell’uomo non è affatto un libro chiuso, bell’e finito. Rimane invece un territorio fertile di scoperta, dibattito e innovazione, che attraversa discipline disparate ─ dalla medicina all’arte, dalla tecnologia alla filosofia ─ e dimostra che la “scienza del corpo umano” è più viva e attuale che mai.  


Il richiamo primordiale che ha spinto l’umanità ad addentrarsi nei recessi più profondi del corpo, a decifrare il codice della vita inciso nei suoi organi, ha nutrito per millenni la sete di conoscenza, sfidando il timore del sacro, le interdizioni della morale e le ombre della superstizione. Ogni taglio, ogni dissezione ha rappresentato un atto di ribellione contro l’ignoto, un’“apertura” verso la comprensione dell’essere umano nella sua più intima realtà. Ogni divieto ha generato una spinta opposta, un desiderio ancor più ardente di esplorazione. Con il Rinascimento, l’arte e la scienza si fusero in una visione nuova, e la bellezza della forma umana si rivelò nelle tavole anatomiche di Leonardo da Vinci, nei trattati di Vesalio, nei corpi sezionati con precisione quasi poetica. Il corpo umano, un tempo sacro e inviolabile, divenne un libro aperto, un palinsesto su cui leggere i segreti della vita e della morte.


Ma questa sete di conoscenza non si è fermata ai limiti imposti dalla carne. Il dottor Frankenstein di Mary Shelley incarna l’ambizione estrema della scienza, la volontà titanica di penetrare i confini dell’esistenza e dell’eternità. Il suo esperimento, la creazione di un essere assemblato dai resti di corpi senza nome, animato dalla forza elettrica della vita stessa, è la rappresentazione perfetta del dilemma moderno: fin dove può spingersi l’uomo nel suo desiderio di comprensione? Quali sono i limiti della scienza, dell’etica, della natura?

L’anatomia, da sempre sospesa tra arte e macabro, bellezza e crudezza, è diventata una chiave per comprendere noi stessi, non solo come individui biologici, ma come esseri in perenne ricerca di significato. Guardare dentro il corpo umano significa confrontarsi con la nostra fragilità e la nostra potenza, con il miracolo della vita e l’ineluttabilità della morte. Ogni muscolo, ogni osso, ogni nervo racconta una storia di adattamento e sopravvivenza, un percorso evolutivo che ci ha resi ciò che siamo.


E il viaggio non è finito. Oggi, con le stupefacenti tecnologie di imaging, la chirurgia robotica e la stampa 3D degli organi umani, continuiamo a scandagliare il nostro organismo con strumenti inimmaginabili dai pionieri dell’anatomia. La dissezione si è trasformata in un’indagine virtuale, una scansione digitale che consente di scrutare l’invisibile senza violare la carne. Il corpo, capolavoro di precisione e mistero, si offre allo studio con la sua architettura perfetta, eppure continua a eludere la piena comprensione, rivelando, a ogni progresso della scienza, nuove complessità e zone d’ombra. Comprendere l’anatomia non è solo un esercizio tecnico, ma un atto filosofico: è interrogarsi su “come siamo fatti”, sull’enigma che ci anima.


Ogni cellula, ogni battito, ogni impulso nervoso sono le stelle di un cosmo interiore altrettanto vasto e insondabile quanto quello che si estende al di là della nostra atmosfera. Forse, allora, il viaggio più rivoluzionario non è quello che ci porta oltre i confini del nostro pianeta, ma l’avventura (mirabolante) nelle profondità del nostro essere. Là dove la scienza incontra l’arcano, e il sapere si fa, inevitabilmente, meraviglia.


 
 
 

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