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Immagine del redattoreEdoardo Rosati

50 sfumature di Salute

Aggiornamento: 10 set 2023

Ho deciso.

Sposo incondizionatamente la proposta di Mario Bertini, medico e psicologo (nel suo libro Psicologia della Salute, Raffaello Cortina Editore). Che dice: cominciamo a usare nel linguaggio comune il plurale della parola «salute».

In effetti, fateci caso: non esiste.

Come se la realtà della Salute fosse unica. Mitica. Un Eden. Una sorta di Walhalla, il paradiso degli eroi. Il Nirvana, sintesi di perfetta pace e serenità. Il “tesssoro” del Gollum. Alla stessa stregua, in pratica, delle figurine: «Ce l'ho» o «Manca».

E invece, proprio come la Malattia, che si articola in tante situazioni misurabili (le malattie, per l’appunto), anche la Salute si sfiocca in mille condizioni di benessere (altro vocabolo, ma guarda un po', che esiste soltanto al singolare, mentre abbondano alla grande i malesseri).


Lo “starbene” è un equilibrio che in quel certo momento della vita (o della giornata) ci soddisfa. È il risultato di un’alchimia di percezioni positive, di una variegata e cangiante gamma di sensazioni “buone”. Non è la semplice assenza di malattia.


Perché, chi soffre di pressione alta o di diabete e si cura con tutti i crismi, direste che non sta bene?


Se si cominciasse una buona volta a usare il plurale della parola «salute» (salutìe, propone Bertini), chissà, forse potremmo iniziare a sgretolare questa invasiva “cultura della Patologia” che tracima e ammorba discorsi e abitudini. Tipo: “Come stai?”, “Bene”, “Ah, meno male!”. Ma perché “Meno male”, si chiede Bertini? Come se il Male/la Malattia fosse la normalità, e tutto ciò che ci regala benessere “sottraesse” qualcosina al malessere di base. “Meno quantità di male”, insomma.


E quando ci si reca dal medico di famiglia a chiedere un esamino del sangue, così, giusto per un innocente check-up? Anche in questo caso prevale non la solare prevenzione ma un approccio cupo. Il nostro curante deve comunque inventarsi sull’impegnativa… una scusa “malata”. Per esempio: «Sospetta ipertensione».

Ma quando si arriverà a scrivere «Controlli di routine in stato di salute»?




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