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Giovani ambasciatori della Salute

Immagine del redattore: Edoardo RosatiEdoardo Rosati

C’è poco da fare: i ragazzi sanno sempre sorprenderci. Anche quando si tratta di diffondere i sani precetti che riguardano la manutenzione del benessere personale.

È a dir poco illuminante l’esperienza dell’Azienda USL di Piacenza.

Da anni, questa importante realtà sanitaria ha intrapreso un percorso innovativo nelle scuole secondarie di secondo grado locali, coinvolgendo gli studenti in progetti di peer education. Che cosa significa?

Semplice: i liceali, appositamente formati, diventano a loro volta educatori per i compagni. Questo è il cuore della peer education, o «educazione tra pari».


È emerso in maniera netta che tale approccio interattivo, stimolando il pensiero critico e la partecipazione in prima persona dei ragazzi, produce frutti assai più soddisfacenti rispetto alla stereotipata modalità “unidirezionale”, diciamo così, dove l’adulto trasmette le informazioni dall’alto verso il basso. Gli studenti selezionati abbracciano un percorso formativo (gestito dagli operatori dell’AUSL piacentina, con il possibile supporto di altre professionalità) in cui acquisiscono le competenze necessarie per diventare educatori efficaci. Imparano a comunicare in modo chiaro e lineare, a gestire un gruppo, a motivare gli altri e a generare attività coinvolgenti.


Una volta formati (e informati), tutti costoro diventano peer educator e condividono le conoscenze maturate con i compagni su temi specifici: la salute, l’alimentazione, la prevenzione delle dipendenze, il bullismo.

Lavorando in team, questi giovani costruiscono una discussione, un sapere e una cultura. E anche una superiore sensibilità: cartelloni e poster, prodotti materiali di questo iter virtuoso, sono il raccolto di un lavoro collettivo che rafforza il senso di appartenenza al gruppo e promuove l’apprendimento reciproco.

I giovani sono più recettivi ai messaggi provenienti dai propri coetanei. I peer educator, condividendo esperienze e sfide simili, riescono a creare un legame empatico che facilita l’accettazione dei messaggi sulla salute. Essere peer educator è un’esperienza che lascia il segno: i ragazzi, attraverso questo cammino, sviluppano una maggiore consapevolezza di sé e degli altri. Diventano modelli positivi per i coetanei. Attori operosi nella promozione dei comportamenti positivi e nella prevenzione dei rischi.


Youngle, per esempio, è un network nazionale unico nel suo genere: non solo è dedicato ai giovani, ma è pure gestito da loro, con il supporto professionale di un team multidisciplinare composto da psicologi, educatori, assistenti sociali ed esperti della comunicazione.

Il cuore pulsante di Youngle (attivo anche a Piacenza) è la sua missione: potenziare le risorse interiori degli under 30, dotandoli degli strumenti necessari per navigare le sfide del mondo contemporaneo e resistere alle influenze negative provenienti sia dal contesto generazionale, sia dalla società in generale. Youngle, in pratica, offre uno spazio sicuro di ascolto e counseling peer to peer attraverso il web. Ma non si limita a fornire supporto: ambisce a essere un catalizzatore per lo sviluppo personale, aiutando i giovani a diventare architetti consapevoli del proprio benessere e futuro.


E allora penso…

Sentiamo ripetere all’infinito che la salute è un diritto… Certamente lo è, sia ben chiaro: un diritto fondamentale e inalienabile. Spesso, però, dimentichiamo che si accompagna pure a una grande responsabilità: quella di prenderci cura di noi stessi. Succede come con la nostra coccolata automobile: è un diritto guidarla, ma è anche un dovere tenerla in sane condizioni, no? La nostra salute è il veicolo che ci porta a vivere appieno, ma ha bisogno di carburante di qualità e di una manutenzione regolare. Fuor di metafora: esiste un dovere di chiedersi sempre se le nostre azioni sono idonee a costruire quel benessere fisico, psichico, sociale e spirituale che chiamiamo Salute.  

Osservare alcune norme cruciali per la cura del proprio corpo è un dovere civico. Questo atteggiamento costituisce la base per poter godere appieno dei propri diritti e contribuire al mantenimento di un sistema sanitario efficace. Perché la vera verità è sempre quella: la prevenzione, la cura di sé stessi e la correzione di quelle abitudini comportamentali e alimentari che, come tarme, erodono il tessuto della vita, risultano quintessenziali per guadagnare salute. Ma dai report che periodicamente approdano sulla stampa emerge sempre forte una contraddizione: le persone sono consapevoli dell’importanza dei comportamenti salubri, ma faticano poi a tradurre questa conoscenza in azioni concrete. Discrepanza che suggerirebbe la necessità di una più sentita cultura che rafforzi il legame tra scelte quotidiane e benessere. Perché la Salute non è un albero che cresce per proprio conto, ma un giardino che va curato con premura.


E allora penso…

Chissà... Forse quella squadra di peer educator ─ con la sua freschezza ed energia, portavoce di un messaggio fondamentale: “La salute non è solo un dono, ma anche un compito” ─ può incarnare il proverbiale uovo di Colombo. Questi giovani, in altre parole, stanno dimostrando che è possibile “costruire Salute” tra i loro pari, e come sono stati in grado di parlare al popolo dei coetanei, allo stesso modo potrebbero riuscirci con le loro famiglie. Ossia, con il “mondo dei grandi”. I ragazzi coinvolti nel progetto piacentino hanno saputo suscitare una ventata di novità ed entusiasmo, proponendo messaggi e modalità comunicative inedite, non convenzionali e potenzialmente in grado di superare anche le resistenze tipiche dell’adulto, in un processo di diffusione virale del messaggio salutistico.  


L’AUSL di Piacenza ha dimostrato, attraverso un’esperienza lungimirante, che il coinvolgimento attivo dei giovani nella promozione della salute è una realtà tangibile e impattante nel presente, ma anche una strategia per il futuro, rivelando il ruolo straordinario delle ragazze e dei ragazzi come catalizzatori del cambiamento nel campo della prevenzione sanitaria. I giovani, con il loro dinamismo contagioso e la capacità di comunicare in modo autentico e diretto, si sono rivelati “ambasciatori del benessere” sorprendentemente efficaci. E siamo convinti, ci piace ribadirlo, che la loro influenza potrebbe estendersi ben oltre la cerchia dei coetanei, raggiungendo le famiglie. Fino a permeare l’intera comunità.

Una filosofia che incarna egregiamente un concetto evergreen: seminare oggi per raccogliere domani.



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