L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che la Salute è uno stato di completo benessere: fisico, mentale e sociale.
Bisogna allora riconoscere che il Covid-19 ha avuto il potere (speriamo ancora per poco) di fare filotto, così si dice nel gioco del biliardo: ha abbattuto in un colpo solo, come la palla sul tavolo verde, tutti e tre i birilli.
In effetti, il SARS-CoV-2 sta sempre più fiaccando anche il nostro equilibrio psicologico.
E gli addetti ai lavori non hanno esitato a sfornare una nuova etichetta: trauma da pandemia.
Pure Guido Silvestri ha vissuto il disagio psichico generato dall’onda lunga del contagio.
E, in tutta franchezza, non te lo aspetteresti proprio. Perché lui in arte si chiama Silver ed è il papà del nazional-popolare Lupo Alberto. Non te lo aspetteresti perché Silver è la quintessenza dell’humour e dell’ironia. Eppure anche il suo spirito scherzoso e arguto ha subito un contraccolpo dalla famigerata "prima ondata", nel 2020.
Lascio allora che sia l'amico Guido a parlarne direttamente.
«Devo confessarlo: l’idea che per contrastare la pandemia avrei dovuto starmene a casa non mi dispiacque affatto», racconta Silver.
«Era la fine di febbraio e presi la cosa come una specie di prolungamento delle vacanze natalizie. Anche perché ero straconvinto che il lockdown sarebbe durato un paio di settimane al massimo».
Il fumettista affrontò la clausura coatta armato delle migliori intenzioni.
Acquistò online 25 chili di farina e si mise di buzzo buono a sfornare pagnotte di pane casereccio. «Mi piace cucinare. E in quelle lunghe giornate armeggiare con pentole e fornelli si rivelò un ottimo antidoto».
Ma tutti ricordiamo quel surreale periodo che ha resettato le nostre esistenze.
Tutti ricordano i morsi dell'isolamento (la cui ombra ci tallona tuttora).
«A un certo punto il mio cervello, ahimè, registrò l’amara verità: non saremmo usciti dal tunnel così alla svelta».
Una consapevolezza che iniziò a rosicchiare i suoi pensieri come un malevolo tarlo.
E così nel cuore di una notte, sul finire di marzo…
«Spalancai gli occhi. Di punto in bianco. Col cuore in gola. Mi sentivo addosso una cappa di angoscia mai sperimentata. Mi trovavo immerso in un’oscurità aliena e immobile, perché non avvertivo suoni. Abito in una trafficata via di Milano e i rumori notturni a me familiari si erano dissolti: c’è il bus che passa, la corsa di qualche moto, il flusso delle auto dei tiratardi… Di tutto ciò, all'improvviso... zero assoluto».
Silver Iniziò a tendere l’orecchio alla ricerca di qualche appiglio sonoro, in quella dimensione ovattata. Quasi soprannaturale.
«Avvertivo soltanto le sirene in lontananza».
Quel risveglio brusco e cattivo lo segnò nel profondo, gettandolo in una morsa d’ansia persistente. «Iniziai a soffrire d’insonnia: ero divorato dal pensiero di non riuscire a respirare di notte. E avevo paura di risvegliarmi del tutto perso nel buio e nel silenzio. E allora iniziai a tenere accese la lampada del comodino e la radio, fino a quando, esausto, non venivo sopraffatto dal sonno alle prime luci dell’alba».
Ma non era il solo.
Sulle chat online Guido si rese ben presto conto che tante (troppe) persone testimoniavano malesseri come il suo: attacchi d’ansia, crisi di nervi, notti in bianco.
Forte del sostegno della moglie Silvia e delle figlie Eleonora e Greta, decise allora di uscire allo scoperto, vincendo remore e pudori.
«Contattai il medico di famiglia e poi qualche amico specialista in psichiatria. Mi attenni scrupolosamente ai loro consigli, ricorrendo all’aiuto degli ansiolitici al bisogno e sottoponendomi anche a qualche seduta di psicoterapia».
Il piano, col tempo e tanta pazienza, funzionò.
«Ma credetemi: ho continuato a dormire per mesi sul divano del soggiorno. La mia stanza mi metteva addosso ancora un senso pazzesco di claustrofobia».
E oggi?
«Ho riconquistato un sonno sereno e soprattutto… la mia camera da letto, che adesso non sento più così ostile!».
Ma ogni fumettista è anche un filtro sensibile, un interprete acuto della realtà che lo circonda. Ecco perché Silver ha avvertito il bisogno di veicolare un messaggio forte e chiaro a chi, come lui, s’è ritrovato a fare i conti con l’angoscia incontrollata. «La salute mentale non è uno scherzo. Soprattutto in questo periodo, se stai male, chiedi aiuto!».
E come ambasciatore non poteva non scegliere una delle star più gettonate delle strisce di Lupo Alberto, ovvero Enrico La Talpa, sposato con Cesira. Come dire: persino a un tipo che vive in una tana sotterranea la segregazione e il silenzio possono alla lunga fare paura.
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