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Immagine del redattoreEdoardo Rosati

È pronta in tavola la... leggenda urbana!

Aggiornamento: 30 nov 2023

Certo: nutrirsi è un atto naturale. Il gesto primordiale per eccellenza. Quello essenziale per la nostra sopravvivenza, e per serbarci in buona salute. Nessuna obiezione, right?

Il punto è che questa stringente (apparente) semplicità ha spinto chiunque a proferire e a scrivere "la qualunque", complice il tam-tam incontrollabile della rete social.


Pseudo-informazioni e franche disinformazioni in campo alimentare marciano allegramente a braccetto, generando fake news virali e tanta (troppa) confusione sul fronte dei regimi nutrizionali corretti. Orientarsi tra le mille nozioni (perorate a volte da personaggi estranei al rigore della scienza medica) diventa a volte impresa francamente ardua. 

E così continuano a circolare indisturbate le leggende... culinarie.

Esempio clamoroso: l'accoppiata “pesce & fosforo”.


È vero, il fosforo è un elemento cruciale per il buon funzionamento delle cellule nervose. E allora, «Mangia il pesce, che ha tanto fosforo!»: così recita il celebre luogo comune. Ma perché non attribuire la medesima peculiarità al formaggio che, a parità di peso, vanta una maggior quota del minerale? In realtà, il mito si è frantumato alla prova dei fatti: viva il pesce sì, ma perché è povero di colesterolo, digeribile e ricco dei famosi Omega-3. Grassi buoni, indispensabili per il sano sviluppo del tessuto neuronale. Si dice addirittura che l’uomo avrebbe cominciato a differenziarsi dalle scimmie, in termini di evoluzione cerebrale, quando dal centro dell’Africa (sede dei primi nuclei umani) i nostri progenitori raggiunsero il mare e iniziarono a cibarsi di molluschi.


E ancora: vogliamo parlare di quell'altro rinomatissimo duo, “spinaci & ferro”?

Cento grammi di questi vegetali crudi contengono non più di 3 milligrammi di ferro (per giunta in una forma meno disponibile, che cioè possiamo assorbire limitatamente). Altri rappresentanti "verdi", quali legumi, frutta secca e semi oleosi, ne apportano certamente di più. Tanto per capirsi, le cozze sono una fonte indiscutibilmente superiore: cento grammi di parte edibile ne racchiudono non meno di 6 milligrammi. Eppure, non c’è verso: il cibo di Popeye, il nostro Braccio di Ferro (che, perdonate l'inciso, si avvia a festeggiare i suoi 95 anni di carriera, avendo esordito il 17 gennaio 1929), continua a rappresentare, per una girandola di fraintendimenti mediatici, un caposaldo delle nostre convinzioni salutistiche.

E perché mai?


L'immunoematologo britannico Terence John Hamblin, nel dicembre del 1981, sulle pagine dell'autorevole British Medical Journal, diffuse una propria versione dei fatti: scrisse che la "ferrea" fama degli spinaci è figlia di un... refuso! Sì, un errore di stampa, commesso nel 1890 da imprecisati chimici tedeschi e poi scovato e corretto negli anni Trenta del secolo scorso: in pratica, un banalissimo scambio di caratteri (una virgola al posto sbagliato) che finì per attribuire agli spinaci un contenuto del minerale 10 volte superiore a quello reale. Tutta colpa, insomma, di un punto decimale fuori posto, a detta di Hamblin, che chiosò:

«Come fonte di ferro, Popeye avrebbe fatto meglio a masticare le lattine!».

La ricostruzione è entrata a gamba tesa nella cultura popolare, radicandosi caparbiemente in Rete e guadagnandosi persino un acronimo, SPIDES, ovvero Spinach Popeye Iron Decimal Error Story.


Ma la "storiella" s'imbattè nel fiuto investigativo del dottor Mike Sutton: nel 2010, sull'Internet Journal of Criminology, sfoderò una serrata indagine di debunking (l'opera di demistificazione e confutazione di una notizia/affermazione non veritiera o antiscientifica), la quale demolì la ricostruzione di Hamblin e riportò invece che, nel 1934, tre stimati chimici dell'Università del Wisconsin assegnarono agli spinaci freschi un (esagerato) contenuto in ferro in realtà attribuibile di norma alle verdure secche. La confusione sulla concentrazione del minerale sarebbe tutta "made in USA", in definitiva, e nulla ha a che vedere con i refusi dei fantomatici scienziati germanici.


Dulcis in fundo, anche dal punto di vista fumettistico si prese un vistoso abbaglio: in una vignetta del 3 luglio del 1932, Popeye ingurgita avidamente la sua prediletta verdura dinanzi all’attonita Olivia ed esclama «Gli spinaci sono pieni di vitamina A!».




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